L'attenzione trafugata
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Quando nel Paleolitico i nostri antenati hanno lavorato la prima selce sono diventati esseri tecnologici. Da quel momento in poi, grazie all'invenzione di strumenti, macchine ed automazioni, abbiamo migliorato sensibilmente la nostra vita.
Una delle prossime sfide tecnologiche che ci attendono è la robotica, una disciplina avanzata cui dobbiamo guardare con molta attenzione, sopratutto per gli effetti che introdurrà nel prossimo futuro, come ad esempio: la trasformazione del sistema produttivo e la ridefinizione della nostra funzione nel mondo del lavoro.
Ma tecnologia è anche sinonimo di smartphone e social network, strumenti dalla grande potenzialità che però ci proiettano per lunghi periodi in ambienti digitali costruiti con fini e logiche non sempre dichiarati, producendo effetti ambigui quando non dannosi.
Smartphone e social network
Questi strumenti hanno la capacità di prolungare notevolmente il nostro tempo di permanenza all'interno di luoghi digitali. Fortunatamente, ne siamo sempre più consapevoli ma questo non elimina un problema di fondo.
A detta dei loro stessi programmatori questi ambienti, che promettono operatività, divertimento, connessione, lavoro, finanche contatto umano, sono costruiti con principi di gaming non dichiarati: utilizzano cioè rinforzi positivi intermittenti come metodo per l’interazione degli utenti (notifiche, like, commenti).
Gli stimoli ricevuti con questa modalità agiscono nell'utente come gratificazioni simili a quelle delle slot machine attivando circuiti neurofisiologici noti: quelli della ricompensa e della dipendenza. L'obiettivo, infatti, è mantenere l'utente sullo schermo richiamando la sua attenzione e plasmando le micro decisioni della navigazione.
Sembrerebbe tutto molto lontano, ma per avere una misura personale si provi a guardare quanti minuti dopo il risveglio si controlla il cellulare.
Il problema diventa esplosivo quando parliamo di bambini e ragazzi che, per maturità cerebrale e psicologica, non hanno modo di controllare il meccanismo. Infatti, quando togliamo loro lo smartphone assistiamo non di rado a reazioni indiscutibilmente fuori misura.
Ed ecco che invece di giocare siamo giocati.
Principio di compatibilità
La tecnologia è un prodotto naturale dell'uomo e ha determinato cambiamenti sistemici in tutti i campi della nostra vita. Tuttavia le sue forme non sono sempre compatibili con qualsiasi situazione, età o stato d'animo.
Nel nostro caso alcuni ambienti digitali non sono gestibili in certe fasi dello sviluppo o circostanze della vita perché incompatibili con la maturità del nostro sistema nervoso o con le condizioni psico-emotive del momento.
Ad esempio, nel bambino il movimento, la prensione, l'utilizzo dei sensi, il disegno, la scrittura, il contatto con la natura, la socialità e le relazioni affettive sono indispensabili per la crescita del sistema nervoso, l'acquisizione di competenze emotive e di capacità cognitive. Gli smartphone non permettono queste interazioni risultando poco compatibili con i bisogni evolutivi, inoltre il loro utilizzo ha effetti concreti sulla maturazione neuro-psicologica del bambino, per quanto oggi siano poco riconoscibili e molto sottovalutati.
Dall'incompatibilità tra il momento di vita e l'ambiente digitale possono scaturire impulsività, irritabilità, malumore, riduzione dell’empatia, minore rendimento scolastico, maggiore aggressività, ritiro fisico e sociale, disturbi del sonno, stati di dipendenza, esaurimento e anche autolesionismo.
Se la tecnologia ed il modo con cui la si utilizza con i propri figli produce questo tipo di situazioni è bene rivolgersi ad uno specialista.
Non sempre, non tutto
Interrompere l’utilizzo dello smartphone dopo pochi minuti (almeno per i più piccoli) aiuta il bambino a smaltire le sostanze chimiche prodotte nel suo cervello dall'interazione con il supporto tecnologico.
In ogni caso, come un bambino non può correre con una forbice (oggetto tecnologico) in mano, così si dovrebbe intendere la questione anche per tecnologie che sono molto più sofisticate e che determinano impatti psico-emotivi molto profondi.